I poveri del mondo visti dall'alto Sono loro a pagare il nostro benessere

di ROSALBA CASTELLETTI

Se fossero stati una banca, da tempo non sarebbero più poveri. E' l'annotazione sarcastica della relazione della Rete che rappresenta oltre 400 Ong. Non solo hanno subito le conseguenze della crisi finanziaria perdendo il lavoro, i risparmi e persino la casa, ma si sono trovati anche a dover pagare i salvataggi delle banche con l'aumento delle tasse e la riduzione dei salari

ROMA - "Se i poveri fossero una banca, sarebbero stati salvati". Due anni dopo il tracollo finanziario di Wall Street, è questa la sarcastica conclusione a cui giunge l'ultimo rapporto di Social Watch 1 (la rete di oltre 400 ong  -  tra cui Oxfam 2Amnesty 3, Campagna per la riforma della banca mondiale e Wwf -  presenti in 62 Paesi) intitolato "Dopo la caduta" presentato oggi in Italia. "È dal 2000 che si sente parlare di Obiettivi di sviluppo del millennio 4(Osm). Basterebbero circa 100 miliardi di dollari l'anno per conseguirli e dimezzare entro quattro anni la percentuale di popolazione che viveva sotto la soglia della povertà nel 1990, ma non si trovano. Per salvare le banche dal fallimento invece sono stati sborsati migliaia di miliardi di dollari", commenta il portavoce italiano di Social Watch, Jason Nardi.

Il costo pagato dai poveri. Che dunque non solo hanno subito le conseguenze dirette della crisi finanziaria perdendo il lavoro, i risparmi o persino le abitazioni, ma si sono trovati anche a dover pagare di tasca propria i salvataggi delle banche vedendosi aumentare le tasse e ridurre i salari. Un'ingiustizia sociale che, come dimostrano anche i recenti sommovimenti nel Maghreb e in Medio Oriente, non è più sostenibile. Non solo. Misurando i progressi conseguiti verso i cosiddetti Obiettivi di sviluppo del millennio (Osm) non in termini di reddito, ma di accesso ai diritti fondamentali, il rapporto di Social Watch rivela che paradossalmente è proprio dal 2000, anno in cui i governi della Terra siglarono la Dichiarazione del millennio, che la lotta alla povertà che nel decennio precedente aveva registrato numerosi progressi ha fatto invece passi indietro.

Lo sviluppo che non crea giustizia sociale. A evidenziare il rallentamento è l'evoluzione dell'Indice della capacità di base (Bci) elaborato da Social Watch combinando la media di tre indicatori: mortalità infantile, salute riproduttiva e istruzione. Se il reddito pro capite è accelerato del 17% a livello globale del decennio 1990-2000 al 19% del 2000-2009, l'Indice della capacità di base invece è rallentato dal 4% degli Anni '90 al 3% del primo decennio del terzo decennio. Maggiori risorse e sviluppo economico dunque non sono sinonimo di maggiore giustizia sociale. 

La conclusione. Una conclusione valida anche se si vanno a guardare i dati relativi proprio ai Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente dove sono in corso proteste e moti sociali: hanno registrato sì un lieve progresso degli indicatori sociali tra il 1990 e il 2009, ma l'aumento si è avuto tra il 1990 e il 2000, mentre tra il 2000 e il 2009 l'evoluzione è stata quasi nulla. Perciò, conclude il rapporto, "maggiori aiuti monetari e migliori condizioni commerciali per i Paesi in via di sviluppo sono oggi più che mai un imperativo etico".

Fichier attachéTaille
2011_SWAnnual_Report_2010_LaRepubblicaItaly.pdf46.27 KB
laRepubblicaIt.gif3.52 KB