Social watch: i poveri continuano a pagare il prezzo della crisi

I passi in avanti nella lotta alla povertà e alla fame sono decisamente troppo contenuti, così come troppo timidi sono i miglioramenti nella parità di genere, secondo il rapporto 2010 del Social watch, la rete di oltre 400 organizzazioni non governative che monitora il livello di sviluppo sociale in più di 60 Paesi in tutto il mondo. I miglioramenti procedono a rilento dal 2000, anno in cui in sede Onu sono stati stabiliti gli Obiettivi di sviluppo del millennio. Ma con la crisi economica, le cose sono peggiorate, con i paesi occidentali che hanno tentato di reagire per lo più con misure di austerity che rischiano di assorbire le risorse destinate alle popolazioni più povere. In questo la maglia nera va proprio all’Italia, “paese che sta ‘demolendo’ la cooperazione allo sviluppo”, si legge nel rapporto. L’analisi segnala il rallentamento nella crescita del Basic capabilities index (Bci), l’indice elaborato per misurare lo sviluppo di una nazione non in termini di reddito, ma in base alla possibilità di godere di alcuni diritti fondamentali. In particolare, per il calcolo dell’indice Bci vengono considerati la percentuale di bambini che arriva alla quinta elementare, la sopravvivenza fino ai cinque anni di età e la percentuale di nascite assistite da personale qualificato.

Una frenata che si registra nonostante la crescita media del Pil pro capite, che dal 2000 al 2009 aumenta del 19% a livello mondiale, mentre il Bci passa da un più 4% registrato negli anni Novanta, al più 3% del primo decennio del nuovo millennio. Il progresso negli indicatori sociali, quindi, ha rallentato nonostante le maggiori risorse a disposizione, a dimostrazione che la crescita economica spesso non si accompagna a un miglioramento generalizzato delle condizioni di vita. Tra le aree geografiche di cui si segnala una crescita maggiore tra il 1990 e il 2000 e poi un rallentamento nel decennio successivo, ci sono l’America latina, il Medio Oriente e il Nord Africa.

Diversa la tendenza per i Paesi dell’Africa Sub Sahariana, che fanno registrare una crescita maggiore del Bci dopo il 2000, e quelli dell’Asia meridionale, che riescono almeno a mantenere i livelli di crescita sociale precedenti all’anno 2000. Entrambe queste aree però partivano da livelli molto bassi, per cui anche per loro è ancora lunga la strada per raggiungere livelli accettabili e diffusi dei parametri sociali. Particolarmente evidente, inoltre, la differenza che si registra in Cina tra aumento del Pil e crescita contenuta degli indicatori sociali: una tendenza che condiziona in negativo la performance dell’intera area dell’Asia orientale e della regione pacifica.

I risultati migliori riguardano il Brasile, che riesce a unire l’aumento del Pil a politiche sociali in grado di sollevare anche gli indicatori di benessere sociale, mentre all’estremo opposto si trovano i paesi dell’Africa sub-sahariana, che si attestano ancora su livello critici nonostante i progressi dell’ultimo decennio e la disponibilità ricchezze naturali. Tra i paesi in via di sviluppo, il Guatemala e il Belize hanno fatto grandi passi in avanti. Invece nel gruppo dei paesi più poveri della terra, il Rwanda ha registrato buoni tassi di sviluppo umano, mentre il Sudan non è riuscito a invertire il suo trend negativo.

Segnalata come stabile la situazione dei paesi europei e del Nord America, che da tempo mostrano livelli soddisfacenti del Bci, anche se non sono ancora disponibili indicatori aggiornati sull’impatto della crisi. “In realtà la povertà è cresciuta sia in Europa che nei Paesi in via di sviluppo a causa della crisi finanziaria – si legge nel rapporto - In base alle statistiche Eurostat, gli effetti della crisi sul mercato europeo del lavoro sono tutt’altro che finiti: nel 2009 la disoccupazione nella UE è infatti cresciuta di oltre 5 milioni di unità, arrivando a 21,4 milioni di persone, prevalentemente a causa dei posti di lavoro persi negli ultimi 12 mesi. Secondo la UE circa 80 milioni di persone, pari al 16% della popolazione, vivono attualmente in condizioni di povertà”. (Gina Pavone)

 Redattore sociale

in data:17/02/2011

AttachmentSize
2011-BCI-Social_Watch_the_poor_are_still_paying_crisis.pdf86.05 KB
liberazione.gif7.06 KB